Il giorno 24
Gennaio 2004, in occasione dell’ expò Internazionale
di Arezzo, si è svolto il raduno Akita giudicato dal giudice giapponese
del Japan Kennel Club Sig. Izumi Awashima. Numerosi e di qualità
i cani presenti (per i risultati si rimanda a successivo articolo).
Il pomeriggio,
nella sala appositamente predisposta dell’ Hotel AC di Arezzo, si
è svolto il seminario sulla razza per giudici e allevatori.
Relatori il
giudice e consigliere del JKC sig. Izumi Awashima, i giudici sig.ri
Pierluigi Buratti , Enrico Adinolfi, Claudio De Giuliani,
Maria Grazia Miglietta; quest’ultima ha svolto anche
la difficile funzione di interprete del giudice Awashima, che parlava
solo in inglese, compito non facile questo visto che talvolta la
traduzione, prima in inglese poi in italiano, di termini giapponesi
ricchi di sfumature e non traducibili alla lettera, può risultare
poco aderente al loro reale significato. Presentatore del seminario
il Presidente S.AK.I sig. Salvatore Palermo.
Il sig. Awashima
ha esordito parlando del Giappone, delle condizioni climatiche di
questo paese e delle razze autoctone che si sono adattate a queste
condizioni. Ha descritto la zona di Odate, città nel freddo nord
del Giappone e luogo di diffusione della razza.
Ha poi continuato
parlando delle funzioni che queste razze adempiono che sono soprattutto
quelle di caccia all’orso e al cinghiale; per l’orso viene preferibilmente
usato l’Akita, per il cinghiale le altre razze.
Ha descritto
la caccia all’orso spiegando che gli Akita cacciano in coppia ,
un maschio e una femmina; una volta stanato, l’orso è costretto
ad alzarsi in piedi così il cacciatore può sparare (una volta
scagliava la freccia o la lancia)
Ha detto che
gli Akita da caccia sono più leggeri di quelli da esposizione ,
più magri e agili ma molto resistenti.
Ha parlato poi
delle trasformazioni morfologiche della razza.Ha poi fatto dei riferimenti
storici dicendo che nel dopoguerra l’Akita originario (Akita matagi
che significa Akita da caccia) si è quasi estinto poiché il
governo aveva confiscato i cani per farne pellicce per i soldati
che combattevano in Cina. Si sono salvati solo quelli che erano
stati incrociati col pastore tedesco che era l’unico cane tutelato
visto che serviva per usi militari.
I sodati americani
hanno importato in America, a fine guerra, proprio questo tipo di
cane, ecco perché tuttora negli Akita americani si trovano caratteristiche
del pastore tedesco.
I giapponesi
invece hanno ricostruito la razza eliminando le caratteristiche
dovuti agli incroci con altre razze e riportandola alla purezza
originaria, ritornando quindi all’Akita matagi, cane di taglia media.
Mr. Awashima
ha anche sottolineato che in Giappone l’acqua è più dolce
che in Europa, in cui è presente più calcio, quindi nell’Akita allevato
in Europa si riscontrano ossature migliori e più sostanza. Per questo,
secondo il suo personale parere, la selezione della razza in Europa
avrà maggior successo che in Giappone.
Ha poi detto
che in Giappone si svolgono delle expò organizzate dell’ Akiho,
l’Akita Inu Hozonkai, il club più importante, indipendente dal JKC,
che tutela la razza. Una si svolge a maggio, sempre ad Odate e l’altra
è itinerante ( si svolge cioè di volta in volta nelle più importanti
città del Giappone) in inverno.
Egli ha mostrato
poi diapositive di cani presentati alle expò di Odate e Nagoya,
sede l’anno scorso dell’expò invernale: 29 cani, 15 femmine e 14
maschi. A Nagoya, su 150 Akita la maggioranza erano fulvi,
solo 5 erano bianchi e in questi era molto difficile riscontrare
il tartufo nero,
Lui, che alleva
pastori tedeschi, avrebbe preferito vedere più movimento, ossature
più grosse, scapole e omeri di pari lunghezza (con grado di
angolazione scapolo omerale accettabile di 90/100°), angoli del
posteriore migliori e meno cani alti sugli arti, ma ha spiegato
che per l’Akiho è più importante la bellezza estetica del cane che
la funzionalità e le varie misurazioni e che questo rientra nella
concezione giapponese che il senso estetico di ognuno ha molta importanza.
Ci ha spiegato
che l’Akita deve avere la testa proporzionata al corpo, mai piccola,
che la lunghezza del tronco deve essere di 10 a 11 e che lo stacco
tra l’urajiro e il resto del mantello, soprattutto nel fulvo, deve
essere netto.
A questo punto
gli sono state fatte delle domande molto specifiche che riporto
testualmente con le risposte da lui date:
1°
D.
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Quale
è il colore ideale del mantello nell’Akita fulvo?
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R.
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Il
colore ideale del mantello dell’Akita fulvo è quello
del cane, definito nella didascalia red, raffigurato
nel libro del JKC intitolato AKITA Tale
colore permette di avere uno stacco dall’urajiro che
rende l’aspetto del cane molto piacevole alla vista
e inoltre conferisce una espressione dignitosa
nello sguardo.Questo rosso deve essere luminoso; lui
ha usato il termine yellow/red che in italiano può essere
reso con arancione, come sanno i pittori che proprio
per ottenere questo colore mescolano il giallo e il
rosso.Il rosso mattone (che si avvicina al marrone,
cupo e spento) è considerato troppo scuro
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2°
D.
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Nei
mantelli del tigrato e del fulvo sono da penalizzare
collari bianchi o macchie bianche sul collo?
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R.
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l’urajiro
non comprende bianco sulla parte superiore del collo,
ma solo sulla gola, tuttavia molti sono i cani
con macchie bianche, o mezzi collari, o collari
interi bianchi. In questo caso non si può penalizzare
un soggetto a priori, ma se il giudice deve scegliere
fra due Akita di pari qualità, deve scegliere quello
senza bianco sulla parte superiore del collo. Ciò che
il giudice dovrebbe penalizzare di più è il cane con
il collare bianco completo simile ad una sciarpa perché
il problema si può ripetere nei discendenti.
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3°
D.
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Come
deve essere l’urajiro nel tigrato?
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R.
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Fulvo
e tigrato debbono avere le stesse parti del corpo biancastre
(l’urajiro) . Più l’urajiro dell’Akita tigrato si avvicinerà
a quello dell’Akita fulvo, meglio sarà. Anche
se vengono accettati tigrati nel cui urajiro sono presenti
tigrature, il mantello dell’Akita tigrato ideale è quello
con l’urajiro più bianco possibile . Si ricorda che
l’Urajiro non è altro che pelo bianco in alcune parti
del corpo dell’Akita (v. standard), per cui, sia nell’Akita
tigrato fulvo (con tigrature nere e fulve) che nell’Akita
tigrato argento (con tigrature bianche e nere) se non
ci sarà solo il bianco, che sarebbe il colore ideale,
nell’urajiro dovrà predominare comunque questo colore.
L’urajiro nei tigrati migliora verso i 2-3 anni, ma
la cosa indispensabile è che sia sul petto e negli altri
punti del corpo citati dallo standard. Potrebbe diventare
però un problema se di bianco ce ne fosse troppo
(il relatore ha fatto un esempio con una diapositiva
di un tigrato nel quale le zampe anteriori erano
completamente bianche e anche dal petto il bianco “invadeva”
le spalle).
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4°
D.
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Quale
tigrato ha più importanza? Il tigrato rosso o il tigrato
argento?
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R.
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Tutti
e due i colori dei tigrati sono importanti e necessari
per poter selezionare bene, i tigrati fulvi vengono
incrociati ogni tanto con i fulvi per ottenere pelo
più duro e ispido, colore fulvo più acceso e più
pigmento. Solo alcuni allevatori preferiscono il tigrato
argento, ma è solo questione di gusti personali
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5°
D.
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Come
deve essere la forma ideale della coda?
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R.
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La
coda ideale dovrebbe avere la forma di un’ellissi, quindi
non dovrebbe essere né troppo arrotolata né troppo molle,
cioè aperta. La coda col doppio ricciolo non è preferibile
perché appare troppo piccola e in questo caso la proporzione
testa e coda non viene rispettata.
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6°
D.
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Come
debbono essere gli occhi dell’Akita?
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R.
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Gli
occhi dell’Akita debbono essere triangolari e inclinati
la cui base, prolungandosi in una linea ideale, deve
toccare l’estremità inferiore dell’orecchio. Non
debbono essere invece né a fessura né tondi né tanto
meno posti orizzontalmente.
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7°
D.
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Come
deve essere il mantello dell’Akita?
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R.
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Il
mantello dell’Akita deve avere il pelo di guardia dritto
duro e non adagiato, più lungo in alcune parti del corpo
che sono la schiena, la coda , le guance e il collo.
Il sottopelo deve essere più corto, soffice e folto
per sostenere il pelo di guardia. Si fa notare
come in alcuni soggetti ci sia la mancanza o scarsità
di pelo di guardia con conseguente presenza di mantello
troppo morbido. Il pelo lungo, da squalifica, è un pelo
soffice ed adagiato,con coda a piuma e presenza di frange,
che non ha niente a che vedere con il bel pelo
di guardia ispido del vero Akita di montagna. Il pelo
lungo deriva dagli incroci con i Karafuto Inu.
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8°
D.
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Se
si vuole tornare all’antico Akita Matagi, cane da caccia
di media taglia, dovremo aspettarci anche una variazione
dello standard, nel senso di un abbassamento della taglia
?
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R.
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In
questo momento in Giappone uno dei problemi è stabilire
la taglia. Ci sono molti Akita piccoli derivanti dal
tentativo di ritornare alle caratteristiche originali
del matagi ma se la taglia fosse abbassata l’Akita perderebbe
la qualifica di cane di taglia grande e, visto che in
Giappone sono solo 3 le razze di taglia grande (il Grande
Cane Giapponese, il Tosa e l’Akita , ma di questi solo
l’Akita è puramente giapponese le altre due razze sono
frutto di incroci con razze straniere), il JKC
non può accettare di abbassare lo standard. Quindi almeno
per altri 2 anni lo standard resta questo. Esistono
tuttavia anche Akita alti (femmine di 64 cm. e maschi
di 70 cm.) che vengono ritenuti utili soprattutto per
la riproduzione perché la taglia non vada troppo al
di sotto dello standard. Alcuni esperti hanno parlato
in passato, nei vari seminari, di possibili variazioni,
ma per ora non c’è niente di ufficiale. A questo proposito
il sig. Awashima ha affermato che maggiori delucidazioni
le darà al seminario di Gent in Belgio a Febbraio. Da
parte nostra ci auguriamo che la questione venga risolta
visto che voler ritornare al matagi e voler mantenere
la taglia grande ci sono apparsi obbiettivi in
contraddizione.Lui comunque ha detto che se un cane
è bellissimo e rappresenta perfettamente la razza anche
se è fuori taglia, non è da penalizzare perché questo
non rientra tra quelle cose che nello standard sono
considerate difetti da squalifica o da penalizzare.
Ai fini della valutazione del cane sono molto più importanti
testa, espressione, struttura e carattere.
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Parlando dei
cani giudicati in Italia, ha detto di aver riscontrato buoni occhi,
buone teste che esprimono tipicità e buone strutture, molti di essi,
però, dovrebbero avere il petto più sviluppato come richiesto
dallo standard.
Finita questa
parte del seminario, la sig.ra Miglietta ha presentato un suo lavoro
da utilizzare su computer e in Internet che riassume un po’ tutto
quello che recentemente si è detto sulla razza. Gentilmente ha fatto
dono di questo lavoro al S.AK.I (Sezione Akita Italia ) che lo ha
già pubblicato sul suo sito Internet. Infine i sigg. Buratti e Palermo
hanno ringraziato i convenuti concludendo il seminario.
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