logosaki.gif (2764 byte) 29 Gennaio 2001 Tokyo
The 1st  Akita Judges Special Seminar
Judging the Akita
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Sintesi del seminario per giudici di Akita organizzato dal JKC e WUAC
di Roberto Brutti                                                               

Avendo a disposizione l’opuscolo con il commento allo standard, distribuito in occasione del seminario, è più semplice spiegare quello che si è detto perché in larga parte è contenuto nel testo. Mi soffermerò quindi su quegli aspetti trattati che non sono stati scritti ma che sono scaturiti da specifiche domande. Ci sono comunque dei punti fermi che devono essere presi in grande considerazione. Uno di questi è che per capire bene la razza dobbiamo conoscerne le origini ed è da qui che il seminario è cominciato.

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L’Akita proviene dall’antico Akita Matagi, cane da caccia di media taglia e di non pesante costruzione. In Giappone, originariamente, non esistevano cani di grossa taglia; per vari incroci con le altre razze, come spiega la storia e come si ritrova nello standard, l’Akita ha perso la sua originaria morfologia ed ha assunto aspetti e caratteristiche diverse. Dal dopoguerra si è iniziata un’operazione di ricerca e di ritorno alle origini culminata con la stesura dell’ultimo standard del 1999. Si è cercato così di ritornare all’antico cane cacciatore, di media taglia e struttura cercando di eliminare nell’allevamento i geni che hanno inquinato la razza (geni provenienti da razze molossoidi, pastori e mastini).

Dal seminario poi è emerso che nel giudizio dell’Akita il giudice deve tener conto, in ordine di importanza di tre cose fondamentali:
  1. La testa: tipicità, forma, orecchie, occhi e espressione fiera.
  2. Il corpo: tutto deve essere armonico, proporzionato e deve dare l’impressione di dignità e fierezza.
  3. Il movimento: deve essere tipico dell’Akita anche se corretto, sicuro e solido. In movimento i piedi non coprono proprio l’orma ma l’affiancano, il tracciato è quindi simile al single-track.

Fondamentale nel giudizio dell’Akita è il dimorfismo sessuale accentuato.Il giudice deve riconoscere a prima vista se il soggetto è maschio o femmina. Dimorfismo che deve essere anche nella struttura e nella presenza. In altre parole maschi molto mascolini con struttura robusta, testa mascolina e importante. Femmine più "gentili", più eleganti e aggraziate, con teste e strutture più leggere e tronco un filo più lungo del maschio.
Da notare come il rapporto altezza degli arti-altezza del tronco debba essere del 50% (il tutto deve stare nei rapporti 10/11 del corpo) per cui non si debbono avere sproporzioni nella struttura: soggetti troppo slanciati o viceversa troppo lunghi (anche se nella femmina è prevista una lieve maggior lunghezza del tronco).

Sul colore del mantello, per i fulvi è stato fatto riferimento a quello dell’Akita raffigurato sull’opuscolo in copertina. E’ ovvio che il giusto colore deve essere accompagnato da una testa, un tronco e una coda tipici. A parità di soggetto deve essere preferito quello con il rosso che presenta uno stacco netto della maschera bianca e quindi un urajiro ben definito (bianco sul muso, guance, arti, coda ecc…). Il rosso non deve essere color mattone scuro tendente al marrone ma acceso, lucente, vivo.
È comunque l’insieme del cane (presenza accompagnata da tipicità) che deve essere tenuto sempre in massima considerazione.
Nei tigrati, sia rossi sia argento, deve essere presente l’urajiro bianco, che sul muso può anche presentarsi con tigrature nere e bianche. Nei tigrati molto bianco dell’urajiro, deve essere presente sul petto, sui piedi e sulla parte bassa del retro delle zampe. Un tigrato è più apprezzato se nell’urajiro c’è molta percentuale di bianco. Negli Akita con mantello bianco ( che deve essere senza macchie) è rarissimo avere il tartufo nero, quindi il color fegato è più frequente e solo in questi è ammesso e non deve essere motivo di penalizzazione.

Il piede dell’Akita deve essere raccolto, chiuso e l’arto anteriore deve finire con una leggera inclinazione verso il piede per poter permettere un movimento più sciolto ed elastico.

Gli occhi non devono essere inclinati verso il basso o rotondi, ma non devono essere nemmeno troppo tagliati (a fessura) perché, anche se danno un’espressione gradevolmente esotica, non vanno bene. L’occhio deve avere la sua caratteristica inclinazione con l’angolo esterno che si dirige verso la parte bassa dell’orecchio in una linea obliqua ideale che attribuisce quell’espressione tipica, ma la parte centrale deve essere ben visibile e con la giusta inclinazione.

Per quanto riguarda il colore sesamo, il mantello è fulvo con punte nere. Un bel mantello sesamo è quello di un soggetto che, avendo l’urajiro bianco, ha il resto del pelo con punte nere.

Non è giusto un cane con mantello sesamo in isolate parti del corpo (solo schiena, solo testa, solo arti) il sesamo deve essere in tutto il mantello. Gli Akita color sesamo sono ormai rarissimi.

La coda ideale deve essere ad ellisse, inserita alta e deve appoggiare sulla schiena senza mostrare aria e senza terminare con la punta fuori dell’ellisse che forma.

Di importanza fondamentale è il temperamento. L’Akita non è un cane timido e non deve essere scomposto. Deve essere dignitoso. I maschi possono avere un carattere più forte, ma mai timido e pauroso. Da non confondere la naturale diffidenza e scontrosità, soprattutto per le persone che non conoscono e soprattutto nei soggetti giovani, con la paura e il carattere non equilibrato che mostrano alcuni cani.

Infine un’ anticipazione sulla taglia: l’ Hozonkai, altra associazione giapponese che tutela la razza ha proposto di abbassare la taglia di 2 cm. Ma nel JKC c’è chi non è d’accordo; si presume comunque che probabilmente sarà trovato un compromesso per cui la taglia si potrà ridurre, a parere di alcuni, di 1 cm.


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