MOSTRA
FOTOGRAFICA Inaugurazione Domenica 05 ottobre 2003 ore 11 Giraffe,
zebre, ippopotami vengono fotografati da Silvia
Amodio come fossero persone. SILVIA
AMODIO nasce a Milano il 3 febbraio 1968. Si laurea
in filosofia con una tesi, svolta alle Hawaii, sulle
competenze linguistiche dei delfini. Collabora come
giornalista free-lance con settimanali e mensili
(Famiglia Cristiana, Airone, D la Repubblica delle
Donne, l’Espresso, Mondo Sommerso, New Age), scrivendo
sempre di animali e accompagnando gli articoli con
le sue foto. Silvia Amodio Via G. B. Vico, 25 50136 Firenze 347/6209272 055/2341615 nahele@iol.it www,silviaamodio.com
Questo
lavoro non è fatto solo con la macchina fotografica,
ma anche con l’amore, la passione e tanta pazienza. Ho
iniziato ad osservare gli animali fin da bambina,
mi piaceva appostarmi in un angolo per ascoltare
i loro versi, percepirne gli odori e provare a capire
i loro comportamenti. Avrei voluto più di ogni altra
cosa al mondo riuscire a parlare con loro, avere
un canale telepatico che mi permettesse di decodificare
i loro pensieri. Non avevo dubbi: gli animali pensavano
e mi parlavano, in qualche modo. Ritrarre
gli animali significa per me entrare in sintonia
con loro, riuscire a prevederne i comportamenti.
Non scatto a ripetizione confidando nella fortuna,
preferisco attendere, anche un giorno intero, l’espressione
che mi piace. Così il tempo acquista un valore importante,
è parte della fotografia stessa, impone la riflessione.
E l’attesa assume un significato romantico. Gli
animali che fotografo sono generalmente selvatici,
diffidenti per natura: solo dopo essere stata accettata
posso scattare una fotografia. E’ un momento magico:
click, un semplice gesto crea un ponte, anche solo
per una frazione di secondo, ma quell’attimo, grazie
alla fotografia, è mio per sempre. Curo con attenzione l’inquadratura e cerco di osservare bene il mondo dietro al mirino, ciononostante, alcuni dettagli mi sfuggono, ma non fa niente, la fotografia congela la realtà e va oltre: in camera oscura ritrovo quello che ho visto e anche molto di più. Il piede dell’ ippopotamo sembra un fiore disegnato da un bambino, la giraffa sembra sorridere, l’orecchio del rinoceronte ha la forma di una calla. Dentro i loro occhi ritrovo lo sguardo di quand’ero bambina e vedo un mondo pieno di malinconia: la malinconia, non so perché, è parte della mia fotografia, è uno stato d’animo che mi piace, ha un sapore agro-dolce. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Credo
che ogni animale abbia una propria “personalità”.
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